Dall’inizio del secolo al 2017, gli ultrasettantenni sono passati da sette a dieci milioni e, secondo le previsioni dell’Istat, nel 2042 dovrebbero diventare quindici milioni.
Questa irresistibile crescita è dovuta sia al progressivo ingresso in età anziana dei figli del baby boom nati fra il 1945 e il 1975 (invecchiamento dal basso), sia allo straordinario incremento della sopravvivenza (invecchiamento dall’alto).
Le previsioni di mortalità dell’Istat suggeriscono che secondo le tavole di mortalità del 2042, per le donne coniugate a 25 anni con un trentenne, la probabilità di essere vedove a 75 anni si abbasserà (23%) rispetto al 2017 (32%). Anche per gli uomini coniugati a 30 anni con una venticinquenne la probabilità di essere vedovo a 80 anni si abbasserà un poco (6%).
Saranno invece sempre più numerose le coppie che celebreranno le nozze d’oro (67% rispetto al 54% del 2017).
E saranno invece sempre più numerose le coppie di anziani che – ad età sempre più elevate – avranno il desiderio di restare nella loro abitazione.
L’assistenza domiciliare basata sul largo impiego di personale straniero residente in casa con gli anziani potrebbe espandersi, anche se queste coppie anziane avranno solo uno o due figli, e di conseguenza la gestione delle persone di servizio potrà divenire più problematica.
L’offerta pubblica di assistenza domiciliare potrebbe meglio integrare l’assistenza familiare privata, con servizi sia di tipo medico-infermieristico, sia più tipicamente assistenziali (come i pasti a domicilio).
Inoltre, largo spazio potrebbe esserci anche per i servizi complementari erogati agli anziani da enti di terzo settore, ad esempio per l’accompagnamento a visite mediche, ma anche per la semplice compagnia.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)