Per il marketing si chiamano Perennials, donne tra i 45 e i 75 anni che rifiutano di farsi giudicare in base all’anagrafe, giovani nello spirito e nello stile di vita. Tante le artiste (e anche gente comune) che infrangono ormai il codice non scritto di ciò che una donna “over” può fare, perché non si riconoscono più nei canoni estetici e culturali delle generazioni precedenti.
Dalle interviste eseguite dall’agenzia di marketing SuperHuman risulta che, su 500 donne inglesi intervistate, il 59% delle quarantenni ha confessato di sentirsi giovani e piene di vita, più sicure si sé. Anche dagli Stati Uniti i dati della Jwt Intelligence confermano che si tratta di generazioni definite dalla voglia di autenticità (80%) e da un sentimento di sorellanza, con la forza consapevole di poter giocare la partita con regole nuove, più inclusive e aderenti alle sfide globali. Gli stereotipi sembrano ora lasciare il passo a una "perennialità", che permette di trovare forme di relazione non correlate alla matrice anagrafica.
Per arrivare a questo però, le protagoniste di questo trend emergente hanno fatto un duro lavoro, riuscendo a far quadrare tempi e bisogni della carriera e della famiglia. Ora le over 50 hanno una versione più autentica di sé, e sono determinate a lottare per le loro istanze economiche, sociali e ambientali. Come suggerisce Ashton Applewhite, autrice de "Il Bello dell’età" «È arrivato il momento di sostenere l’accettazione dell’età invece della sua negazione. La discriminazione anagrafica è un fenomeno che impatta su entrambi i lati dello spettro generazionale e bisogna bandirla come ogni altra forma di pregiudizio. Perché limita la possibilità di collaborare fra generazioni nel risolvere i problemi più pressanti del nostro tempo».
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)