Quando la trama di un romanzo coinvolge un problema di salute, un problema grave, c'è la possibilità di leggere una storia già conosciuta, un inevitabile scivolone verso il pietismo e i luoghi comuni. In questo romanzo non è così, qui si è scelto di trattare l'Alzheimer in maniera lieve e allo stesso tempo con profondità, con inoltre una sfumatura ironica che dà alla storia una piacevole leggerezza tutta da percorrere riga per riga. Michelle, l'eroina di questo romanzo, ha una nonna "La Milvia" così la chiamano in paese, che è sempre stata una di quelle che difficilmente tenevi a freno e più d'ogni altra cosa ama ballare. Per questo Michelle l'ha soprannominata Nonnasballo. Chiassosa, irruente, spesso scurrile, sempre straordinaria, la nonnasballo, ma sempre dolce con lei, sempre pronta a darle il suo appoggio, la sua esperienza, quando a metà del percorso di vita Michelle rimane sola senza genitori. Poi un giorno la nonna inizia a non essere più la stessa, la diagnosi del neurologo è una sentenza: Alzheimer. Quindi Michelle torna di nuovo ad essere sola, abbandonata, la nonna non può essere più il suo punto di riferimento, nonna fino allora forte, coraggiosa e sempre fonte inesauribile di consigli. I ruoli si sono invertiti, ora è la nonna la sua bambina tocca a lei, a Michelle esserle vicino, come una mamma.
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)