Alle Molinette di Torino è stata approntata una nuova tecnica d’indagine nella diagnosi precoce del tumore alla prostata. Resta lo stesso apparecchio, la Pet, ma al posto della tradizionale “colina” viene utilizzata una sostanza radioattiva a base di “gallio” in grado di legarsi ad una proteina (Psma) presente in grandi quantità nei tumori alla prostata. «Gli studi preliminari evidenziano che la Pet-Psma è in grado di identificare la recidiva di malattia in fasi molto precoci risultando utile anche in presenza di valori di Psa ancora molto bassi, cioè nelle fasi iniziali della ripresa di malattia», spiega il professor Gianni Bisi, direttore della Medicina Nucleare universitaria dell’ospedale. La nuova tecnica di indagine è «rivoluzionaria» perchè permette di individuare subito la recidiva e di affrontarla con le terapie adeguate. La Pet-Psma sarà disponibile pe i pazienti che hanno i requisiti clinici anche provenienti da altri ospedali. In Italia sono 36 mila ogni anno i nuovi casi di tumore alla prostata. E sono circa 6 mila pazienti curati con la prostatectomia radicale ed altrettanti ricevono una radioterapia, e nell’oltre 80% dei casi si assiste ad una completa regressione della malattia. Tuttavia, anche dopo anni, nel 30-40% dei casi il Psa torna a crescere. Per questo è fondamentale una diagnosi precoce.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)