I numeri dicono che lo scorso anno a Brescia città, la spesa sociale a favore degli anziani è stata di 10 milioni 600 mila euro, circa un terzo del totale delle politiche di welfare a livello comunale, che gli over 65 sono poco meno di un quarto della popolazione e che la zona che ha meno anziani - a sfatare un luogo comune - è il centro storico.
Sono solo alcune istantanee tratte dal Secondo Rapporto sulla condizione degli anziani a Brescia.
L’obiettivo del rapporto, che offre molti spunti, sta nelle parole dell’assessore alle politiche sociali Felice Scalvini: «Avere elementi di conoscenza per decidere, offrire informazioni sui servizi attivi a livello di quartiere, favorire una riflessione ampia».
Sul futuro innanzitutto, sapendo che la popolazione anziana cresce, che non è tutta uguale e che l’offerta di servizi deve articolarsi in modo diverso. Esempi di come stiano cambiando le politiche trovano ospitalità nel rapporto. Le case famiglia, servizio di «residenzialità leggera» avviato da una decina d’anni e in crescita che si rivolge ad ospiti «che non necessitano dell’intensa protezione sanitaria prevista per le Rsa ma che richiedono soprattutto un supporto socio-assistenziale». O, ancora, l’esperienza degli alloggi sociali o di quelli in convivenza per uomini soli. O, guardando al futuro, «il cantiere aperto della badante di condominio».
«Il rapporto presentato oggi non è solo fotografia dell’esistente - ha ribadito rappresentanti dei sindacati dei pensionati Fnp Cisl Alfonso Rossini - ma anche spunto di prospettiva nell’ottica di un welfare partecipato» .
(Fonte: tratto dall'articolo)