Il sostegno alla domiciliarità può non essere solo l’assistenza domiciliare, come rivelano le esperienze descritte nell’articolo.
La prima è quella legata al “Foyer”, comunità alloggio socio-assistenziale situata ad Angrogna, nella Val Pellice (To). E’ un’abitazione vera e propria, alle cui spese di gestione si fa fronte attraverso le rette degli ospiti e con l’integrazione da parte del servizio socio-assistenziale. Nata nel 1980 per permettere agli anziani del luogo di non trascorrere i mesi invernali nelle loro case, spesso isolate a causa delle condizioni ambientali, ma in una realtà vicina ed accogliente, dal 1986 si è deciso di lasciarlo aperto anche negli altri periodi dell’anno. Gli ospiti sono anziani autosufficienti, anche se in certi casi sono state lasciate persone che ormai non lo erano più per non procurare loro sofferenza. Il Foyer si può definire una casa vera e propria, nata come risposta a un’esigenza specifica manifestata dal territorio.
Un altro caso preso in esame è “Vengo io da te” servizio di assistenza professionale, erogato dal Coordinamento Opere Valli della Commissione sinodale per la Diaconia Valdese, attivo in bassa Val Chisone, Val Pellice. È destinato a diversi tipi di fruitori (persone con disabilità, anziani autosufficienti e non, loro famiglie) che vivono a casa propria. Il servizio vuole ottenere il massimo mantenimento possibile di benessere, autonomia e abitudini di vita delle persone; i servizi offerti comprendono l’assistenza alla persona, l’aiuto domestico, interventi socializzanti, affiancamento in attività esterne, interventi di orientamento, formazione e sostegno psicologico ai familiare.
Altro progetto è quello dell’assistente familiare di condominio, ideato a Bologna da Confabitare (associazione di proprietari immobiliari), conosciuto come “badante di condominio” è nato 3 anni fa, coinvolge 53 condomini del capoluogo e si è diffusa in altre città come Milano e Torino. Ogni soggetto interessato stipula un contratto part-time con l’assistente, che viene proposta da Confabitare. L’assistente resta a disposizione per tutta la giornata, seguendo gli assistiti nei momenti di bisogno, senza perdere tempo in spostamenti.
Comparando i servizi "Vengo da te" con la badante di condominio emergono sostanziali differenze: 1) gli operatori del primo progetto sono professionisti, mentre alla badante non viene richiesto un corso specifico; 2) nel primo caso c’è l’intervento pubblico che manca nel secondo. La badante di condominio inoltre prevede 3 condizioni necessarie: 1) tutti coloro che vogliono usufruire del servizio debbono abitare nello stesso stabile, 2) le loro esigenze non devono essere troppo “intense” e 3) non devono richiedere l’intervento della badante nelle medesime ore.
Altra esperienza è quella, in Emilia Romagna, delle “Case di Tiedoli” (Pr), partita nel 2004. E’ una struttura di 6 alloggi e un’unità abitativa separata che ospita la custode ed è a disposizione di anziani auto sufficienti o con lieve non autosufficienza. La struttura è stata tra le prime esperienze pilota del progetto “A nostra ca”, dove i ricercatori dell’Università di Parma hanno sviluppato la tecnologia Cardea:7, un sistema di monitoraggio ambientale e personale finalizzato al supporto all’assistenza. Alcuni appartamenti sono stati muniti di questo impianto che grazie ad una rete di comunicazione informatica, dialoga con un computer presente nell’alloggio dell’operatrice che è sempre informata sulla situazione negli appartamenti e può eventualmente intervenire. Mediante questo progetto, gli ospiti hanno potuto evitare il ricovero in strutture lontane. Il problema è il costo elevato che, in casi di ampliamento dei servizi offerti, dotando anche altre case di anziani che vivono nei borghi vicini, potrebbe valorizzare ulteriormente il contributo e il sostegno alla domiciliarità offerto dalle Case.
Il progetto del “Custode sociale” ha come obbiettivo di qualificare l’azione dei caregiver attraverso l’ascolto, la formazione, il monitoraggio dei progetti di cura, la supervisione degli interventi; facilitare l’accesso delle famiglie ai servizi pubblici del territorio ed ai servizi resi dall’associazionismo attivando protocolli di interazione e percorsi di accompagnamento; favorire il benessere personale dell’anziano e il mantenimento delle relazioni in ottica preventiva. Il Custode sociale rappresenta un supporto per le persone anziane e le loro famiglie ed un “osservatorio privilegiato” sulle loro condizioni complessive per rispondere alle loro richieste. Problematico è il profilo professionale dei Custodi sociali, per ora la scelta è stata in prevalenza di donne di una certa età e che non avessero una formazione specifica. In conclusione, per evitare il ricovero in una struttura residenziale di una persona anziana ci sono tanti strumenti di sostegno alla domiciliarità, alcuni esistenti e altri da inventare. Importante è cercare di costruire insieme alla persona un percorso capace di valorizzare le sue risorse e di rispondere ai suoi bisogni.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)