Secondo l’osservatorio Istat nel terzo trimestre 2023 le posizioni di lavoro dipendenti aumentano dello 0,6% con una crescita più marcata per le posizioni a tempo pieno (+0,7% rispetto allo 0,3% di quelle a tempo parziale), anche la crescita tendenziale del 2,7% è più intensa tra i full time rispetto al part time (+3,1% contro +1,6%). La quota dei part time sul totale delle posizioni scende all’11,9% nell’industria (-1,7% rispetto al terzo trimestre 2022) e al 38,2% nei servizi (-0,8%). Nel terzo trimestre 2023 prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (481mila), iniziata nel secondo trimestre 2021.
Nonostante l’aumento coinvolga anche i giovani di 15-34 anni (+81 mila), si concentra tra gli ultracinquantenni: +440 mila tra chi ha fino a 64 anni e +72 mila tra i 65-89enn, mentre il numero di occupati della fascia d’età centrale 35-49enni diminuisce (-111 mila). Per effetto dell’incremento degli occupati tra le classi di età più anziani aumenta, per il terzo trimestre consecutivo, l’occupazione tra i dipendenti a tempo indeterminato (+470 mila) e gli indipendenti (+81 mila), dove si concentra questa fascia d’età, tra i quali i dipendenti a tempo indeterminato sono +369 mila e gli indipendenti +109 mila. La crescita degli occupati a tempo indeterminato si registra anche per le classi di età fino a 39 anni (150 mila).
Per le classi di età più anziane l’incremento, secondo il report dell’Istat «sembrerebbe soprattutto legato a una mancata uscita per pensionamento», mentre per i giovani «potrebbe anche essere dovuto alla trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato». Gli ultimi quindici anni malgrado il forte recupero negli ultimi due anni, il tasso di occupazione tra i giovani di 15-34 anni è diminuito di quasi sei punti, quello dei 35-49enni è tornato sostanzialmente simile, mentre per la classe di età tra 50 e 64 anni è aumentato di oltre 16 punti. Il tasso di occupazione è cresciuto per laureati (+1,5 punti) e diplomati (+1,1 punti), diminuito lievemente tra chi ha conseguito fino alla licenza media (-0,2 punti); tra i laureati il valore dell’indicatore (80%), superiore di circa 14 punti a quello dei diplomati (66,4%), è quasi doppio rispetto a quello di chi possiede al massimo la licenza media (45,7%).
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)