L’Employment Outlook 2018, pubblicato dall’Ocse (Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazone economica), fa emergere le malattie croniche del mercato del lavoro italiano. Dal livello più basso (2013), l’occupazione tra i 15 e i 74 anni è aumentata di 2,3 punti percentuali, tornando quasi al livello pre-crisi (51%). Gli occupati aumentano, anche se più lentamente rispetto ad altri Paesi e il tasso di disoccupazione italiano è sceso, anche se rimane il terzo più alto tra i paesi dell’Ocse. La crescita degli stipendi, però, resta bassa (quasi un punto percentuale sotto il trend pre-crisi) e peggiora la qualità dell’occupazione. Il livello d’insicurezza (cioè la probabilità di perdere il posto e restare senza reddito) nel mercato del lavoro italiano, è il quarto più alto tra i paesi Ocse. Peggio di noi fanno solo Grecia, Spagna e Turchia. Anche lo stress lavorativo supera la media Ocse di oltre due punti. Ad essere penalizzati sono soprattutto i gruppi svantaggiati: madri con figli, giovani, lavoratori anziani, stranieri e persone con disabilità parziali.
(Fonte: www.linkiesta.it)