Secondo L’arcivescovo Vincenzo Paglia che presiede la «Commissione per la riforma dell’assistenza per la popolazione anziana» istituita dal ministro della Salute Roberto Speranza, «A giorni presenteremo a Mario Draghi il primo blocco della riforma, secondo le indicazioni che il presidente del Consiglio ha recepito nel Pnrr, ovvero la centralità dell’assistenza domiciliare integrata agli anziani». Monsignor Paglia tiene a negare un atteggiamento ostile della Commissione verso le Rsa, accusate a volte di abusi e maltrattamenti. Il primo atto della Commissione, precisa infatti, è stato proprio di contribuire alla ripresa in sicurezza delle visite nelle residenze. Ne è seguita una circolare ministeriale del 30 novembre 2020 con le disposizioni per l’accesso dei visitatori, proprio per scongiurare il fatto, ormai acclarato, che si muore di solitudine ed abbandono almeno quanto si muore di Covid.
Il punto, semmai, è stata la “resistenza” delle strutture a dar seguito a quanto era stato disposto dal ministro. Le cifre dell’inchiesta di Sant’Egidio, incalza l’alto prelato, mostrano un rifiuto ostinato ad aprire: due residenze su tre non abbiano consentito nemmeno le visite ai parenti. Il problema per Paglia non sono le Rsa ma il loro regime di monopolio. Per le Rsa, lo Stato — sistema sanitario, Comuni e pazienti, ognuno per la sua parte — spende circa 12 miliardi all’anno. Mentre per l’assistenza domiciliare sociale, sanitaria e integrata, non arriviamo a 2 miliardi. Ma gli anziani sopra i 75 anni con disabilità o problemi motori sono 2 milioni e 700 mila e, di questi, un milione e 200 mila non ha aiuto adeguato. Ecco perché c’è bisogno di un cambiamento radicale dell’assistenza, nel quale la Commissione indica un ripensamento delle Rsa: essere una componente, non il monopolio dell’assistenza. E questo nello spirito originario con cui nascevano le residenze: luoghi di recupero, ristoro e cura, e dunque necessariamente temporanee, per poter poi tornare a casa.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)