Francesco Maria Chelli, Presidente dell'Istat, afferma che i medici di medicina generale "sono la categoria, insieme agli infermieri, che desta maggiori preoccupazioni tra le professioni sanitarie per le prospettive future".
Oggi, spiega, si contano solo 6,7 medici generici per 10mila abitanti e rappresentano il15,7% dei medici totali. Per lo più con una certa anzianità alle spalle.
Si stima che circa il 77% abbia più di 55 anni, inoltre il loro numero è diminuito di oltre 6mila unità in dieci anni, da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022, mentre il numero di assistiti pro-capite è aumentato da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022.
La quota di quanti hanno rinunciato a causa delle lunghe liste di attesa risulta pari al4,5% (2,8% nel 2019). Le rinunce per motivi economici – prosegue Chelli - riguardano il 4,2% della popolazione, quelle per scomodità del servizio l'1,0%. La fotografia scattata dall'Istat conferma la preoccupazione sulla tenuta del sistema sanitario nazionale.
«I numeri indicati avverte Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri - dimostrano che la carenza dei medici di medicina generale mette in discussione l'equità nell'accesso delle cure nel servizio sanitario nazionale.
E questo avviene sempre di più nelle aree dove ci sono persone più fragili, perché la concentrazione dei pazienti è maggiore nelle grandi città, piuttosto che nelle periferie».
La situazione non riguarda solo l’Italia: anche i medici inglesi si trovano nella stessa condizione però ognuno di loro ha nel suo studio 3 unità infermieristiche o sanitarie, una infermiera, una assistente, uno o due amministrativi. In sostanza, il medico si occupa solo dell'aspetto clinico. Mentre la burocrazia, le ricette, il triage, le vaccinazioni sono solo funzioni infermieristiche.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)