Per don Pino Pellegrino, 92 anni – fratello del cardinale Michele, che fu arcivescovo di Torino dal ’65 al ’77 – ancora impegnato nella catechesi familiare attraverso articoli e libri, i nonni da sempre sono tra i temi preferiti.
E lo sono per tre ragioni. Primo perché i nonni salvano l’infanzia. E su questo tutti gli psicologi sono concordi. Bruno Bettelheim, il grande psicanalista austriaco, diceva: "Datemi i primi 6 anni di vita e tenetevi tutti gli altri". Oggi i bambini sono spremuti, storditi e spettatori. Tre esse che non fanno bene. A tre anni devono leggere, a quattro scrivere, sono sommersi da messaggi di tutti i tipi. I nonni sono le uniche persone che possono fermarsi un po’ con i bambini, evitare la spremuta, lo stordimento.
Inoltre i nonni sono importanti perché presentano nipotino l’uomo adulto, cresciuto nel senso etimologico. Oggi il vero problema non sono i 14enni ma i 40enni che vogliono sembrare adolescenti. L’adulto è evaporato. È rimasto il nonno.
Infine, i nonni salvano la scala dei valori che oggi è scombussolata. Il nonno ha imparato che l’essere vale più dell’apparire, che “il calore vale più delle calorie”, che la sapienza vale più della scienza. Dunque è importante una catechesi a misura di nonno. Dovremmo aprire le classi di catechismo. Nei primi anni di catechesi, avere un nonno catechista sarebbe una benedizione per i bambini e un modo per valorizzare gli anziani.
E poi, conclude don Pino, “bisognerebbe provvedere a livello ecclesiale una scuola di “nonnità”. Non è che tutti i nonni siano ben riusciti, qualcuno ha bisogno di un ripasso”. Il modello potrebbero essere le università della terza età che ormai esistono in tutti i centri più importanti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)