L’Osservatorio sul Welfare della compagnia assicurativa torinese Reale Mutua, ha sondato un gruppo di caregiver; solo l’8% del campione pensa che assistere in prima persona un familiare non autosufficiente escluda una pausa estiva. Ma, per organizzare l’assistenza nel periodo di riposo, quasi un caregiver su due (42%) pensa che la soluzione migliore sia rivolgersi a un servizio di assistenza domiciliare con personale esperto, il 36% si affiderebbe a un altro parente in grado di sostituirlo e un ulteriore 34% a un’associazione di volontariato o a una struttura ad hoc. Assistere con continuità un familiare in stato di bisogno, ricordano i curatori dell’Osservatorio, condiziona la vita del caregiver sotto molti aspetti: la prima sfera a risentirne è quella personale e lavorativa (60%), ma vi sono anche i contraccolpi psicologici (52%), le ricadute economiche(46%) per i costi legati all’assistenza e gli effetti sulla salute stessa di chi assiste (42%). Le difficoltà aumentano, poi, se il caregiver non ha risorse economiche sufficienti (54%) o deve far fronte ai compiti di cura da solo (45%), senza una rete relazionale solida a cui affidarsi, magari abitando lontano dalla cerchia familiare (34%).
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)