(function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://' : 'http://') + 'stats.g.doubleclick.net/dc.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();
Iscrizione newsletter Chiudi

Registrati alla Newsletter, per essere sempre aggiornato.

* Campo obbligatorio

Indirizzo Email

*

Nome

Cognome

Tipologia Utente:

*
*
Carta d'Identità Centro Studi 50&Più Chiudi

Osteoartrosi. Un chip "mima" la malattia per ideare farmaci efficaci

Panorama della sanità, 11, XXXII, 2020, p.76

Osteoartrosi. Un chip "mima" la malattia per ideare farmaci efficaci

L’osteoartrosi o artrosi è la più comune tra le patologie articolari e una delle più frequenti cause di handicap fisico. I dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) confermano che all’incirca il 28% di persone con un’età superiore ai 60 anni soffre di artrosi sintomatica. Di questi, l’80% presenta delle limitazioni nel movimento. Di fatto, esiste un elevato grado di correlazione tra la prevalenza e incidenza dell’osteoporosi e dell’età, fatto di importanza considerevole dato l’invecchiamento della popolazione nelle società occidentali.

Grazie ad una ricerca, condotta dal Politecnico di Milano con gli Ospedali Universitari di Zurigo e Basilea, è stato realizzato un chip sofisticato, delle dimensioni di una moneta, sul quale è possibile coltivare cartilagine per studiare i meccanismi eziologici che portano a questa malattia. La ricerca, pubblicata su Nature Biomedical Engineering, non solo ha prodotto il rivoluzionario chip, ma, nel corso della sperimentazione del piccolo dispositivo, ha mostrato che la stimolazione meccanica della cartilagine sembrerebbe sufficiente a indurre la patologia dell’osteoartrosi, senza dover ricorrere alla somministrazione di molecole infiammatorie, come fatto finora.

Infatti, una compressione del tessuto cartilagineo induce i sintomi caratteristici della malattia: infiammazione e ipertrofia.

Dunque, nella cartilagine in laboratorio si crea un ambiente ideale per testare l’efficacia dei farmaci, abbandonando così la necessità di test sugli animali.

Lo sviluppo di trattamenti efficaci, che non fossero solo palliativi, finora era stato frenato dall’assenza di modelli sperimentali capaci di riprodurre adeguatamente la patologia.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE     AGGIUNGI AI PREFERITI     I MIEI PREFERITI
Autore (Cognome Nome)
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine76
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo19000101
Numero11
Fonte
Approfondimenti Online
FontePanorama della sanità
Subtitolo in stampaPanorama della sanità, 11, XXXII, 2020, p.76
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
VolumeXXXII
Approfondimenti
Attori
Parole chiave: Disturbi e malattie legati all'invecchiamento Ricerca