Pensare positivo è uno dei fattori più importanti emersi dagli studi sull’effetto dell’età psicologica soggettiva sulla salute: gli ottimisti vivono più a lungo dei pessimisti e si ammalano di meno. La mente e il corpo, infatti, non sono elementi distinti: i processi biologici che avvengono nel cervello portano alla sintesi di innumerevoli molecole, ormoni, trasmettitori con inevitabili ripercussioni sul fisico, sulle condizioni di salute generale e sui fattori di rischio. Così per esempio Laura Kubzansky dell’università di Harvard, che ha studiato gli effetti dell’ottimismo su diversi marcatori biologici, ha dimostrato che uno sguardo positivo sul futuro riduce i livelli di marcatori dell’infiammazione come la proteina C-reattiva o l’interleuchina-6 e mantiene letteralmente giovane il sistema immunitario. I telomeri dei globuli bianchi, ovvero i «cappucci» che si trovano al termine dei cromosomi e che si accorciano man mano che la cellula invecchia, sono più lunghi negli ottimisti a indicare una risposta immune potenzialmente più pronta. Diversi studi confermano lo stretto legame fra umore, stress e sistema immunitario.
L’ottimista reagisce meglio allo stress, ha meno disturbi psicosomatici e un equilibrio neuroendocrino migliore, che si riflette si un sistema immunitario più efficiente. Così, è stato dimostrato per esempio che nei pazienti con tumore sottoposti a chemioterapia i risultati, a parità di intervento, sono nettamente migliori negli ottimisti perché la risposta immunitaria “aiuta” la terapia a funzionare di più. L’ottimismo ha conseguenze non trascurabili su innumerevoli altri fattori di salute: mantiene nella norma i livelli ematici di insulina e glucosio ed evita la comparsa di insulino-resistenza riducendo la probabilità di diabete e obesità.
Tra gli altri effetti, colesterolo e trigliceridi si abbassano così come la pressione arteriosa, la variabilità del ritmo cardiaco diminuisce e la funzionalità respiratoria migliora. Il risultato è una diminuzione complessiva del 30 % di malattie cardiovascolari, mentre gli eventuali ictus sono meno gravi e lasciano una disabilità residua inferiore, almeno stando a dati presentati all’International Stroke Conference del 2020. Gli ottimisti poi sono più ligi alle regole e hanno generalmente uno stile di vita migliore, registrando in media un rischio del 14 % più basso di morire anzitempo per qualsiasi causa ed invecchiano in salute, come ha dimostrato Kuzbansky che, seguendo nell’arco di trent’anni oltre 70mila persone, ha osservato come vedere il bicchiere sempre mezzo pieno significhi vivere l’11-15 % più a lungo, ma anche avere dal 50 al 70 % di probabilità in più di arrivare ad 85 anni.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)