Per sconfiggere l’Alzheimer, vera e propria emergenza sanitaria negli ultimi 30 anni sono state sperimentate nell’uomo oltre 250 molecole, ma dal 1993 fino ad ora non si è trovato nessun nuovo farmaco. Ora si identifica nel 2028 l’anno della svolta perché ai laboratori servono diversi anni per poter sperimentare (prima su animali e poi sull’uomo) la molecola che individuano come possibile antagonista alla malattia. E’ per le industrie farmaceutiche quindi un investimento ad altissimo rischio, e infatti lo affrontano, a livello mondiale circa mezza dozzina di industrie. Per ora i bersagli delle molecole candidate sono stati, nel 90% dei casi, le due proteine ritenute tossiche per il cervello, la beta amiloide, nell’85% dei casi e la tau per il restante 5%. Le principali differenze tra le proteine sono che, mentre la prima si accumula progressivamente nel cervello sia dei pazienti Alzheimer sia in quello di individui anziani ma cognitivamente sani, la tau è più legata al progredire della malattia. In 15 anni più di 100 studi clinici si sono concentrati sulla beta-amiloide, per diminuirne la concentrazione cerebrale, ma senza risultati. Ora restano 8 molecole, di cui conosceremo l’efficacia nel 2020. Nel frattempo si è riusciti ad arrivare a diagnosi sempre più precoci di Alzheimer, con la possibilità di individuare anche il tipo di demenza così da permettere di individuare la migliore terapia.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)