Dal 2000 gli over 55 nel mondo del lavoro si sono triplicati e, complici la maggiore longevità ed alcune misure previdenziali, sono passati ad essere la categoria a più alta crescita del mercato del lavoro. Bisogna però trovare delle strategie efficaci per questa parte della forza lavoro, che in Italia si attesta, nella fascia di età tra i 55 e i 64 anni, a 1.588.923 persone nel 2016.
Questa è la sfida che emerge dallo studio dell’Osservatorio di Itinerari Previdenziali: «Nel 2001 la "strategia di Lisbona" fissava al 50% l’obiettivo del tasso di occupazione per la fascia 55-64 anni; a fronte di una media Ue che allora si assestava al 38%, il tasso italiano era al 28,1%. Nel 2017, il tasso di occupazione italiano in questa fascia di età si è spinto fino al 52,2%: il differenziale europeo resta ampio (57,1%), ma l’obiettivo è stato raggiunto e con ritmi proporzionalmente superiori agli altri Paesi».
Non si può parlare di risultati pienamente raggiunti, poiché chi, come gli espulsi e gli esodati, perde il lavoro, incontra grosse difficoltà per ritrovarlo. Le staffette generazionali per ora non hanno funzionato, anche perché gli "over" rischiano di essere osbsoleti e con competenze da recuperare. Difficile far passare le abilità ai più giovani se mancano conoscenze tecnologiche e della lingua inglese.
Per l’Osservatorio, i lavoratori anziani non sono invogliati a rimanere al lavoro e, quando costretti, non sono il più delle volte messi nelle condizioni migliori per farlo.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)