Monsignor Cesare Nosiglia, definisce i cinquantenni senza lavoro del post Covid torinesi come una generazione tradita, per i sempre maggior numero di contratti precari e atipici.
Secondo monsignore «Quella degli ultracinquantenni è, mi pare, la prima generazione che ha visto cancellati, o traditi, i "sogni" con cui era cresciuta. Il modello sociale e culturale in cui erano nati prometteva un benessere sempre maggiore delle generazioni precedenti, invece hanno visto cadere la possibilità di istruire meglio i figli, la casa di proprietà, un sistema di sicurezza sociale che garantiva cure e certezza di pensioni adeguate».
Non solo si rinuncia all'esperienza ed alle competenze di questa fascia di età, ma non si aiutano neanche i giovani a trovare più posti di lavoro, che comunque sono sempre meno e meno garantiti. Questo Paese ha bisogno di una politica del lavoro meno fondata sulla emergenze e più su una progettualità condivisa, e per far questo occorre investire soprattutto sulla formazione e l'innovazione. Torino nella fattispecie ha bisogno invece di valorizzare la sua forza lavoro, sfruttando meglio le sue specificità: industria, agricoltura, turismo, cultura, terzo settore, atenei. Bisogna costruire senza perdere il passato e lavorare insieme per trovare nuove vie.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)