In una intervista al Corriere del Ticino la rappresentante dell’Associazione Pro Senectude, Laura Tarchini, ricorda il senso di colpa provato dagli anziani durante il lockdown, auspicando il mancato ritorno a questa forma di discriminazione.
Per mesi, afferma, si sono percepiti come la causa di tutte le chiusure. Sarebbe preferibile pertanto definire altri gruppi a rischio (in base alla situazione di fragilità, ad esempio), non più basati sull’età. Senza considerare il senso di inferiorità percepito da che, per lungo tempo, si è sentito messo sotto tutela.
“L’anziano – conclude – deve ritrovare una certa normalità, soprattutto per quel che riguarda il vissuto quotidiano. Durante la chiusura dei centri diurni abbiamo notato un netto peggioramento per quanto riguarda lo stato di salute mentale di certi utenti”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)