No alla corruzione, no alla collusione con le mafie, no all'attendismo e sì al coraggio. E' il monito che Papa Francesco ha lanciato da Torno, dove è andato per l'ostensione della Sindone e dove ha incontrato i rappresentanti del mondo del lavoro. "No alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti, e cose del genere" ha gridato in piazzetta Reale "Siamo chiamati a ribadire il no all'idolatria del denaro, che spinge ad entrare a tutti i costi nel numero dei pochi che, malgrado la crisi, si arricchiscono, senza curarsi dei tanti che si impoveriscono, a volte fino alla fame. Siamo chiamati a dire no alla corruzione, tanto diffusa che sembra essere un atteggiamento, un comportamento normale. Ma non a parole, con i fatti. Solo così, unendo le forze, possiamo dire no all'iniquità che genera violenza".
"Non possiamo uscire dalla crisi senza figli e nonni". "L'esclusione dei poveri e la difficolta' per gli indigenti a ricevere l'assistenza e le cure necessarie, è una situazione che purtroppo è presente ancora oggi". Lo ha denunciato papa Francesco nel discorso pronunciato al Cottolengo. "Sono stati fatti grandi progressi nella medicina e nell'assistenza sociale, ma si è diffusa anche una cultura dello scarto, come conseguenza di una crisi antropologica che non pone più l'uomo al centro, ma il consumo e gli interessi economici", ha detto individuando "tra le vittime di questa cultura dello scarto" in particolare gli anziani, la cui "longevità non sempre viene vista come un dono di Dio, ma a volte come un peso difficile da sostenere, soprattutto quando la salute è fortemente compromessa". Secondo il Papa, "questa mentalità non fa bene alla società". Ed occorre "sviluppare degli 'anticorpi' contro questo modo di considerare gli anziani, o le persone con disabilità, quasi fossero vite non più degne di essere vissute". Francesco ha evocato "la tenerezza" con la quale il Cottolengo "ha amato queste persone". "Qui - ha detto il Papa - possiamo imparare un altro sguardo sulla vita e sulla persona umana!". "Cottolengo ha meditato a lungo la pagina evangelica del giudizio finale di Gesù, al capitolo 25 di Matteo. E non è rimasto sordo all'appello di Gesù che chiede di essere sfamato, dissetato, vestito e visitato. Spinto dalla carità di Cristo ha dato inizio ad un'Opera di carità nella quale la Parola di Dio ha dimostrato tutta la sua fecondità", ha concluso, sottolineando che "da lui possiamo imparare la concretezza dell'amore evangelico, perché molti poveri e malati possano trovare una casa, vivere come in una famiglia, sentirsi appartenenti alla comunità e non esclusi e sopportati".
(Fonte: tratto dall'articolo)