Le patologie cronico-degenerative, complice l’aumento dell’aspettativa di vita, richiedono una allocazione sempre più efficiente delle risorse sanitarie. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che l’85% dei costi sanitari sia causato dalla cura delle patologie croniche, il cui peso, anche in Italia, continua ad aumentare in parallelo con l’invecchiamento della popolazione. Le malattie croniche nel 2018 hanno interessato quasi il 40% della popolazione italiana e le proiezioni indicano che nel 2028 il numero salirà a 25 milioni.
Longevità tuttavia non significa sempre malattia, anzi è ormai dimostrato come l’età biologica differisca dall’età anagrafica ponendo importanti domande per la definizione delle future politiche impegnate a valorizzare le opportunità derivanti dall’invecchiamento, minimizzando piuttosto la sua visione di una minaccia per la società. Su questa base è stato ideato, nel 2016, il Piano nazionale cronicità recepito negli anni seguenti dalle Regioni sotto forma di piani attuativi locali. Il Piano richiama ad una corretta gestione del paziente e alla sua presa in carico a lungo termine da parte dei servizi sanitari e sociali, prevenendo o assistendo la disabilità e garantendo l’integrazione degli interventi socio-sanitari. La continuità dell’assistenza offre uno strumento per massimizzare i risultati in un’ottica di multidisciplinarietà.
Il convegno “ La Value Based Healthcare nel contesto della cronicità” organizzato lo scorso 8 ottobre al Senato chiamando a raccolta istituzioni, società scientifiche, professioni e associazioni di pazienti, ha utilizzati i dati nazionali sui pazienti affetti da osteoporosi come paradigma generale della presa in carico delle cronicità da parte di un servizio sanitario nazionale in grado di garantire il rapporto tra l’accesso rapido all’innovazione tecnologica e la sostenibilità dei servizi. Tuttavia nella distinzione tra innovazione e innovatività va ricordato che quest’ultima è legata alla cultura delle organizzazioni nonché alla loro capacità di essere permeabili alle novità più vantaggiose. Perciò, per vincere la sfida alle malattie cronico–degenerative è necessario lavorare sulla cultura dei professionisti e delle organizzazioni, puntando sull’innovatività del servizio sanitario, rivoluzionando il modo con cui i pazienti e i caregiver percepiscono il valore dell’assistenza sociosanitaria offerta a garanzia della salute.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)