La malattia di Parkinson oltre al tremore, comporta anche rigidità, lentezza dei movimenti, perdita dell’equilibrio con rischio di cadute, alterazioni della postura e grosse difficoltà del cammino. Per un’efficace riabilitazione è fondamentale una meticolosa analisi di quest’ultimo, per scoprire quale sua componente è più compromessa, così da correggerla, sia variando tempi e dosaggi dei farmaci, sia scegliendo la giusta fisioterapia. La Levodopa (il farmaco di riferimento) , induce un rapido miglioramento motorio, ma è sempre stato difficile capire su quale specifico parametro del movimento agisse di più anche se sono state sviluppate varie scale di valutazione del cammino. Al 1° congresso dell’Accademia Italiana per lo studio della malattia di Parkinson e dei disturbi del movimento, che lunedì 28 settembre inizia al Lingotto di Torino sarà presentato una sorta di “Holter del cammino” (una registrazione continua), con connessione wireless a un computer, un sensore inerziale indossabile per alcuni giorni dal malato a livello della cintola (chiamato BTS G-WALK) che quantifica elettronicamente le componenti cinematiche dei movimenti di gambe e bacino. Grazie a questo apparecchio i ricercatori dell’Università di Catania, diretti da Mario Zappia, hanno scoperto (con uno studio su 28 pazienti) che le componenti su cui agisce la Levodopa sono di volta in volta differenti nei diversi pazienti e quindi, per ottenere i maggiori benefici, occorre sempre vedere quale migliora e personalizzare di conseguenza la terapia, mirandola sulla componente che il sensore ha segnalato per quel singolo paziente. Il problema di deficit di rappresentazione corporea porta, nel malato di Parkinson, a un’alterata esecuzione dei movimenti volontari, primo fra tutti il cammino, quindi la lunghezza dei passi va riducendosi senza che il paziente se ne renda conto ed emergono disturbi di postura e di equilibrio.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)