“Uno dei miei primi ricordi da bambino è mio padre che guida in auto e canta ‘Il mondo’…”. Sono proprio le parole e le note della canzone di Jimmy Fontana a introdurre nel silenzio di un palco, il profondo e commovente racconto proposto dallo spettacolo di danza “Parkin'son”, storia reale e ancora attuale di Stefano e Giulio D’Anna, un padre e suo figlio. Terapista over 60, affetto dal morbo di Parkinson e senza una formazione di danza il primo, giovane coreografo e danzatore il secondo, due generazioni a confronto, che si parlano attraverso un'intensa comunicazione corporea. Padre e figlio si confrontano con la malattia, come qualcosa che unisce, in un processo che non è solo di chi la subisce, ma è anche nell’intimo di colui che lo affianca, passo dopo passo. Il progetto è al tempo stesso “un diario e un manifesto, un’esorcizzazione” dove le percezioni del tempo, passato, presente e futuro, si mescolano attraverso nozioni personali e scientifiche”. I D’Anna riescono nell'arduo intento di raccontare un processo esistenziale fisico ed emotivo e, nello stesso tempo, evidenziare le reazioni dei principali sintomi della malattia.
(Fonte: tratto dall'articolo)