La stimolazione cerebrale profonda è una tecnica chirurgica utilizzata da tempo per trattare con efficacia i sintomi della malattia di Parkinson. La stessa tecnica può esporre però i pazienti a cambiamenti nel comportamento e nei processi decisionali, per esempio nei confronti del cibo. Alterazione, questa, che li porterebbe ad assumere atteggiamenti a rischio. Ma non sempre, secondo una ricerca condotta da un’equipe guidata da Marilena Aiello e da Raffaella Rumiati, direttrice del Laboratorio Neuroscienze e Società della SISSA, in collaborazione con gli “Ospedali Riuniti” di Trieste e l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Santa Maria della Misericordia” di Udine. Lo studio pubblicato su Journal of Neurology mostra infatti che queste alterazioni non sembrano colpire tutte le forme di decisione o quantomeno non influenzare l’impulsività dei pazienti.
(Fonte: tratto dall'articolo)