Il cervello viene protetto dall'attività fisica intensa. E, scoperta recente, potrebbe rallentare il decorso del morbo di Parkinson. Come rivela una ricerca dell'Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, coordinata da Paolo Calabresi e pubblicata su Science Advances.
Una scoperta importante che potrebbe aprire la strada a nuovi approcci non farmacologici. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con l'Università telematica San Raffaele Roma, CNR, TIGEM, Università degli studi di Milano, IRCCS San Raffaele Roma.
«La novità del nostro studio - sottolinea il professor Paolo Calabresi, Ordinario di Neurologia all'Università Cattolica e direttore della UOC Neurologia al Policlinico Universitario Gemelli Irccs - risiede nell'aver scoperto un meccanismo mai osservato prima, attraverso il quale l'esercizio fisico effettuato nelle fasi precoci della malattia induce effetti benefici sul controllo del movimento volontario che possono durare anche dopo l'interruzione dell'allenamento».
(Sintesi redatta da: Righi Enos)