Uno studio preclinico, che ha impiegato un modello animale di malattia di Parkinson, ha dimostrato che con una singola esposizione della durata di pochi minuti di stimolazione magnetica transcranica (TMS) è possibile migliorare i sintomi motori e contrastare le alterazioni dei neuroni striatali che mostrano una riduzione delle loro connessioni, tipica della fase sintomatica iniziale della malattia.
La ricerca ha individuato un meccanismo responsabile degli effetti positivi della stimolazione: si tratta del contributo funzionale di una specifica subunità del recettore NMDA, che conferisce ai neuroni parzialmente danneggiati una nuova capacità di rispondere agli stimoli. Questa tipologia specifica di subunità si trova prevalentemente nelle prime fasi dello sviluppo, in neuroni giovani, ricchi di connessioni immature ma dall’elevata capacità plastica. Il gruppo ha evidenziato che, sebbene i soggetti trattati fossero in età adulta, in seguito al trattamento con TMS, era possibile osservare un aumento significativo di nuove connessioni tipiche della fase giovanile.
Lo studio, intitolato Transcranial Magnetic Stimulation Exerts "Rejuvenation" Effects on Corticostriatal Synapses After Partial Dopamine Depletione pubblicato su Movement Disorders,è stato coordinato dalla professoressa Veronica Ghiglieri, dell’Università Telematica San Raffaele Roma.
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