(function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://' : 'http://') + 'stats.g.doubleclick.net/dc.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();
Iscrizione newsletter Chiudi

Registrati alla Newsletter, per essere sempre aggiornato.

* Campo obbligatorio

Indirizzo Email

*

Nome

Cognome

Tipologia Utente:

*
*
Carta d'Identità Centro Studi 50&Più Chiudi

Sample Ian

Parkinson’s progress - I progressi sul Parkinson

the Guardian, 08-10-2022

Il Parkinson è stato descritto per la prima volta nei testi medici più di 200 anni fa, ma non esiste ancora una cura: i farmaci esistenti mirano infatti a gestire i sintomi, piuttosto che a rallentarne o arrestarne la progressione. Ma gli scienziati hanno fatto progressi nella comprensione del disturbo neurodegenerativo, e la speranza ora è che nuove terapie rivoluzionarie siano finalmente all'orizzonte.

"Il Parkinson è una condizione estremamente complessa e probabilmente non esiste una cura unica - afferma Katherine Fletcher di Parkinson's UK -. È la progressiva perdita di cellule produttrici di dopamina nel cervello. Per rallentare o fermare la progressione, bisogna proteggere quelle cellule o forse anche far ricrescere quelle cellule nel cervello. Questo è l'obiettivo finale di ogni studio".

Il motivo per cui il Parkinson comporta la morte delle cellule cerebrali è ancora sconosciuto. La condizione colpisce una regione del cervello, la substantia nigra, dove i neuroni producono una sostanza chimica chiamata dopamina. La perdita di queste cellule produce un calo drastico di dopamina. In genere, i pazienti vengono a conoscenza dei sintomi solo quando circa l'80% delle cellule nervose nella substantia nigra è ormai distrutto. Sebbene ci siano sintomi comuni, il Parkinson colpisce le persone in modo molto diverso. I problemi più evidenti sono tremori, difficoltà nella deambulazione e rigidità muscolare, ma si riconoscono più di 40 sintomi. I muscoli facciali sono colpiti spesso, portando alla cosiddetta "maschera di Parkinson", che fa sembrare le persone vuote e impassibili indipendentemente da ciò che sentono dentro. 

Il trattamento principale mira ad aumentare i livelli di dopamina nel cervello. Il farmaco chiamato levodopa tende ad essere assunto con altri medicinali per poter funzionare più a lungo con meno effetti collaterali. Non tutti i pazienti rispondono ai farmaci e in alcuni casi viene eseguito un intervento chirurgico per far passare gli elettrodi nel cervello. Terapie più radicali sono in fase di sperimentazione clinica. I medici giapponesi stanno monitorando sette pazienti a cui sono stati impiantati neuroni produttori di dopamina - realizzati riprogrammando le cellule staminali in laboratorio - nelle regioni cerebrali più colpite. I risultati del processo dovrebbero essere pubblicati a breve. 

Il lavoro del 2022 di Alice Chen-Plotkin, professoressa di neurologia all'Università della Pennsylvania ha scoperto che una proteina associata alla malattia, l'alfa-sinucleina, può agire con un'altra proteina chiamata GPNMB per entrare nei neuroni. I ricercatori stanno ora esaminando se la riduzione dei livelli di GPNMB influisca sulla diffusione dell'alfa-sinucleina. "Se è così - spiegano - speriamo che la diminuzione dei livelli di GPNMB, o il blocco della sua capacità di interagire con l'alfasinucleina, possa impedire che l'alfa-sinucleina anormale si diffonda dalle aree interessate del cervello alle aree sane del cervello”.

Ulteriori sforzi si concentrano sul ruolo dei mitocondri, le minuscole strutture simili a batterie che si trovano all'interno delle cellule viventi. "Ci sono prove molto evidenti di una disfunzione mitocondriale in tutti i diversi tipi di Parkinson", afferma il professor Oliver Bandmann, esperto di neurologia dell'Università di Sheffield. In un suo recente studio ha individuato un farmaco, UDCA, utile a migliorare la funzione dei mitocondri. Anche l'analisi dell'andatura dei partecipanti allo studio ha trovato promettenti segni di miglioramento, sebbene Bandmann abbia affermato che era necessario uno studio più ampio. "È molto probabile che i pazienti con disturbi neurodegenerativi necessitino di un cocktail di farmaci, farmaci che salvano la funzione mitocondriale e che riducono l'aggregazione dell'alfa-sinucleina", spiega. Intanto i pazienti vengono incoraggiati a fare esercizio fisico, perché appare ormai certo che l'attività fisica aiuti a gestire i sintomi e possa persino proteggere il cervello.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE     AGGIUNGI AI PREFERITI     I MIEI PREFERITI
Autore (Cognome Nome)Sample Ian
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2022
Pagine
LinguaInglese
OriginaleSi
Data dell'articolo2022-10-08
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Fontethe Guardian
Subtitolo in stampathe Guardian, 08-10-2022
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
Volume
Approfondimenti
Sample Ian
Attori
Parole chiave: Malattia di Parkinson Ricerca