Firenze «Ero un ragazzo di 17 anni, decisi di entrare nella Resistenza il giorno dopo aver visto arrestare mio padre che era sempre stato antifascista. Non lo vidi mai più, è morto a Mauthausen». Moreno Cipriani, ex gappista, racconta la sua storia nella Sala delle bandiere del Palagio di Parte Guelfa, dove ieri partigiani e antifascisti si sono incontrati per ricordare insieme i giorni della Liberazione di Firenze. «Se non sono stato ucciso», dice Cipriani, «è solo merito di Bruno Fanciullacci che non volle farmi maneggiare nessun tipo di arma perché ero troppo giovane. Il mio compito era fare la staffetta, distribuire volantini e gettare i chiodi a tre punte sotto le ruote delle camionette tedesche». Il presidente della sezione dell'Anpi di Gavinana Giorgio Pacini il 7 agosto del 1944 ricorda che "Gracco" (Angiolo Gracci, un lungo applauso saluta il suo nome) ordinò a lui e ad altri partigiani di snidare i cecchini che dall'abbaino di un palazzo di Porta al Prato sparavano sulle donne e i bambini che andavano a rifornirsi di acqua alle fontanelle.«Passai una bomba a mano a Silvano Sarti ma dopo l'esplosione non riuscimmo a capire se fossero fuggiti oppure fossero tutti morti», racconta Pacini che a Novoli in uno scontro a fuoco perse una falange. Dal passato torna al presente e affronta il tema della riforma costituzionale: «Per me la prima parte della Costituzione va applicata ma non va toccata», è il suo pensiero. I partigiani sanno che le loro voci sono destinate a spengersi e raccomandano a chi resterà di continuare il lavoro iniziato nelle scuole: «È importante che gli studenti sappiano quello che è successo, servirà per capire meglio la difficile realtà di oggi, la rinascita di movimenti neonazisti e di estrema destra. Possibile che non sappiano neppure chi sia Antonio Gramsci?», fa notare Giulio Consigli,il cui nome di battaglia era "Topino", che finì in carcere per una spiata.
(Fonte: tratto dall'articolo)