L’ingannevole convinzione che con l’avanzare dell’età bisogna accellerare il percorso verso il pensionamento, è ancora radicata nella società britannica, nonostante sia stata dichiarata ufficialmente illegale dalla legislazione del 2006, rinforzata successivamente dall’Atto di Eguaglianza del 2010.
Secondo un vasto sondaggio effettuato nel 2018 da YouGov, quasi un terzo degli intervistati sopra i 50 anni, ha dichiarato di essersi ritirato dal lavoro a motivo dell’età, mentre il 29% ha ammesso che, sul proprio posto di lavoro, i lavoratori più anziani non erano ben visti. D’altro canto si stima che quasi 1 milione di disoccupati over 50 desidera intensamente tornare al lavoro.
Tuttavia la legge può essere aggirata. Una Commissione Parlamentare condotta nel 2017 ha fatto luce sul caso di un uomo che, avendo superato l’età consueta per la pensione, rivolgendosi ad un centro di collocamento, si era sentito rispondere “Non trattiamo casi come il suo”.
Questo tipo di ostilità si basa su teorie errate, come l’idea che i lavoratori anziani siano meno produttivi, costino troppo o siano restii ad imparare nuovi compiti o procedure. Tuttavia l’ageismo, l’atteggiamento discriminatorio verso gli anziani, danneggia sia l’economia che la società, rappresentando non solo una enorme perdita di professionalità e di esperienza, ma anche rendendo le pensioni meno convenienti, incoraggiando il pensionamento anticipato, proprio in un momento storico che vede un significativo aumento dell’aspettativa di vita.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)