L’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio molte famiglie, in modo più o meno pesante.
Tanto che – secondo un questionario realizzato dallo Spi Cgil Veneto fra i propri iscritti in questo periodo – due pensionati bellunesi su cinque dovranno di sicuro aiutare i propri familiari, figli e nipoti in testa, per rendere economicamente meno pesante la situazione.
La quattordicesima mensilità, insomma, può fornire un utile supporto, almeno per le spese imminenti e non rinviabili.
Secondo i dati dell’Inps elaborati dalla Cgil Veneto, sono poco meno di 11.500 gli anziani bellunesi (per l’80% donne) che ricevono pensioni inferiori a 1,5 volte il trattamento minimo, quindi al di sotto di 773 euro lordi mensili. A loro spetta già dal 2007 una mensilità aggiuntiva che nel 2017 è stata aumentata e ora oscilla fra i 437 e i 655 euro a seconda degli anni di contribuzione. Sempre nel 2017, grazie ai risultati positivi ottenuti al tavolo fra governo e sindacati, la quattordicesima è stata riconosciuta anche a chi riceve importi superiori, esattamente a quei pensionati con entrate comprese fra 1,5 e 2 volte il trattamento minimo (ovvero fra 773 e 1. 030,12 euro) mensili.
Nel Bellunese sono circa 4.100 i pensionati (per il 78% donne) e riceveranno somme comprese fra 336 e 504 euro lordi mensili come importo aggiuntivo. Insomma, a luglio (o dicembre) un pensionato bellunese su quattro si intascherà l’agognata mensilità aggiuntiva. «Con l’emergenza Coronavirus la quattordicesima assume di sicuro un nuovo significato», commenta Giuseppe Di Girolamo, della segreteria dello Spi Cgil Veneto.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)