Ora i nati tra il ‘45 e il ‘65 sono arrivati all’età in cui i loro padri si sentivano vecchi, ma fanno di tutto per sentirsi giovani. Lavorano, giocano, corrono, ballano, si impegnano, sono dinamici, creativi, propositivi. In Italia è in corso una rivoluzione dove gli “anziani” rifiutano di tirare i remi in barca. Secondo l’Istat, i residenti over 55 a gennaio 2016 erano oltre 21 milioni, di cui 14.288.446 tra i 55 e i 74 anni, superando il gruppo dei giovani adulti (dai 15 ai 34 anni) di oltre un milione e mezzo di persone, divario che salirà a 5 milioni nel 2030. Dice il gerontologo Carlo Vergani che "Siamo un Paese che allarga le radici e perde le foglie", per il crollo delle nascite e il primato dell’aspettativa di vita. Nonostante ciò in Europa abbiamo le politiche pubbliche per l’invecchiamento attivo tra le più carenti. Gli autori della ricerca Ritratto dei nuovi senior, generazioni a confronto eseguita da un pool di esperti dell’Università Cattolica di Milano ribadiscono che “Dai 55 ai 75 anni emerge sempre più "il desiderio di essere attivi, anche dopo il pensionamento, negli stessi o in altri ambiti, con regole o terreni diversi da quelli precedenti”.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)