Secondo le recenti stime dell’Istat, nei prossimi venti anni la quota di persone con più di 65 anni di età supererà il 29% (con un aumento di quasi 8 punti percentuali rispetto al 2016) e quella degli over 85 oltre il 5 per cento. Questo potrebbe comportare che la spesa pubblica per la non autosufficienza, ossia la perdita dell’indipendenza fisica che il più delle volte sopraggiunge in età avanzata, potrebbe salire dall’attuale 1,8% del Prodotto interno lordo (Pil) al 3%; ovvero, a un incremento pari a circa 31 a 51-52 miliardi di euro. Nonostante i continui allarmi demografici ed economici, l’Italia appare ancora impreparata ad affrontare questa sfida, anche per ragioni di tipo culturale. Una soluzione potrebbe essere spingere sulle assicurazioni cosiddette “long term care”, (che potrebbero diventare obbligatorie come la RC auto) dove cioè la protezione è collegata alla perdita dell’autosufficienza. E' quanto emerge da un tavolo di lavoro promosso dal centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali con il supporto scientifico di Assoprevidenza. “Un ritardo evidente, quello italiano nel predisporre una copertura di tipo universalistico, con costi accessibili e servizi di assistenza capillari e qualificati, attribuibile anche alla mancanza di consapevolezza dei cittadini che, se per il 40% neppure conoscono le prestazioni pensionistiche integrative e per il 70% non intendono provvedere alla previdenza complementare, alla non autosufficienza non sembrano proprio pensare, limitandosi quindi ad affrontare il problema solo nel momento in cui ne sono direttamente toccati”.
(Fonte: tratto dall'articolo)