Il sistema pensionistico italiano ha ancora troppe pecche, e corre rischi in caso di eventi avversi, non è stato affatto messo “in sicurezza”. Lo afferma una ricerca internazionale indipendente fatta dalla Mercer in collaborazione con l’Australian centre for financial studies che riporta anche il Financial Times. L’Italia prende appena una sufficienza, contro l’eccellenza di paesi come la Danimarca (al primo posto), l’Olanda, la Svizzera, la Svezia e la stessa Australia. Il nostro paese è al ventesimo posto su 25 considerati ed è il peggiore sul lato della sostenibilità a lungo termine. La catalogazione dei sistemi previdenziali di tutto il mondo è stata fatta con tre sub-indici che riguardano l’”adeguatezza”, la “sostenibilità” e l’”integrità”. L’Italia ha un ottimo posizionamento sia nell’”adeguatezza” (cioè la capacità del sistema di dare una pensione abbastanza alta) che nell’”integrità” (bontà della regolamentazione), ma è ultima nella “sostenibilità”. Questo per tre motivi: la prima è demografica, la popolazione italiana è fra quelle che invecchiano più rapidamente. La seconda è l’alto livello di debito pubblico che impedisce allo Stato di intervenire in caso di necessità, e in Italia nei prossimi anni ci saranno troppi pensionati e pochi lavoratori attivi. Il terzo motivo è che il sistema italiano è troppo spostato sulla parte pubblica e poco su quella privata (fondi pensione) che invece si autosostiene. Queste le raccomandazioni dei ricercatori australiani per l’Italia: va incrementata la quota di fondi pensione e di versamenti a forme volontarie; va aumentata ancora l’età pensionabile; va ridotta la possibilità di un ritiro anticipato; si auspica infine una riduzione del debito pubblico per rendere più solido il sistema previdenziale.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)