Ad agosto 2023 il Consiglio nazionale dei giovani, insieme a Eures, ha pubblicatouna ricerca dal titolo: «Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani». Dai dati risulta che chi ha meno di 35 anni, rischia di dover aspettare di compierne 74 per poter andare in pensione e con un assegno molto basso.
Da Itinerari Previdenziali, il think tank guidato dall’ex sottosegretario al welfare Alberto Brambilla, si ha notizia che oggi risultano 755 mila pensioni pagate con il regime contributivo puro, ossia con una pensione calcolata soltanto in base ai contributi versati durante l’arco della propria vita lavorativa.
L’età media di pensionamento è di 71,2 anni e l’assegno medio mensile di 368,15 euro. La maggior parte delle pensioni contributive, oltre 520 mila, sono nella gestione dei lavoratori parasubordinati, e in questo caso l’età media di pensionamento è di 75 anni e l’assegno di 233,11 euro medi mensili. Il problema è che nel sistema contributivo non esiste l’adeguamento al minimo che, per esempio, oggi fa sì che la pensione non possa scendere sotto i572 euro (600 per gli over 75).
Una strada è quella della «pensione di garanzia», ma molto dipenderà dalle risorse che saranno messe a disposizione per questo capitolo dal ministero dell’Economia. Il confronto sultema è in corso: una misura è quella della staffetta intergenerazionale, la possibilità cioè di trasformare negli ultimi anni di lavoro il tempo pieno in part time (a parità di contributi) permettendo il ricambio generazionale.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)