Per la Corte costituzionale i pensionati d'oro dovranno pagare il contributo di solidarietà ancora solo nel 2021.
E' stato infatti giudicato illegittimo il periodo previsto dal governo giallo verde di 5 anni. Contemporaneamente ha anche sancito come legittimo il cosiddetto «raffreddamento della perequazione» delle pensioni, cioè la limitazione alla rivalutazione automatica per le pensioni superiori a un determinato importo, previsto per il triennio 2019-2021.
La Consulta aveva già bocciato il contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro nel 2013, anche se stavolta è stata bocciata solo la durata e non la misura. Il contributo di solidarietà si attua sulle pensioni di importo superiore ai centomila euro lordi l'anno (55.000 euro netti) con un taglio del 15% per gli assegni compresi tra 100 mila e 130 mila euro. A salire, il taglio diventa del 25% per pensioni fino a 200 mila euro, del 30% per chi arriva a 350 mila, del 35% fino a 500 mila, e 40% per gli importi superiori al mezzo milione di euro. Sono escluse le pensioni di invalidità, i trattamenti pensionistici di invalidità, i trattamenti pensionistici riconosciuti ai superstiti e a favore delle vittime del dovere o di azioni terroristiche.
Il pensionato d'oro subisce una perdita anche per effetto delle parziali indicizzazioni, da uno studio risulta infatti che nel periodo tra il 2006 e il 2019 la perdita secca cumulativa è di una intera annualità.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)