Le regole di Quota 100 non cambiano fino a dicembre 2021, termine della sperimentazione nonostante la pandemia abbia portato ad un panorama profondamente mutato.
Il viceministro Antonio Misiani, nel ribadirne i tempi, ne ha sottolineato l'utilità di ammortizzatore per quanti, si troveranno senza più un posto di lavoro e nelle condizioni quindi di dover accettare un pensionamento anticipato.
Però il costo di questa nuova prospettiva potrebbe essere pesante. Già a fine maggio il gruppo «Itinerari previdenziali» ha stimato il raddoppio dei previsti 50mila pensionamenti prima del Covid per il 2020. Inoltre ci sono altre 100mila uscite che potrebbero maturare nel 2021. L’anno passato sono stati solo 150mila i pensionamenti con Quota 100, ma la spesa ha comunque superato le previsioni.
Le cause, sempre secondo «Itinerari», debbono ricercarsi nelle uscite anticipate con 42 anni di contributi, l’Ape sociale, le agevolazioni per i lavoratori precoci e ”Opzione Donna”. Il costo stimato rispetto agli stanziamenti previsti fino al 2027 era, prima del Covid-19, tra i 27 e i 30 miliardi.
A causa della crisi che ha cancellato tanti posti di lavoro, ora il costo dei prepensionamenti aumenterà. Questo tema è stato al centro del dibattito tenutosi lunedì scorso in un seminario organizzato dall’Inps, dove sono state vagliate le diverse ipotesi di flessibilità per il dopo Quota 100.
Lo scenario, con il nuovo contesto pandemico, obbliga a cercare delle garanzie per le pensione contributive, che in futuro, a causa di carriere discontinue e stipendi basse, saranno in futuro esigue.
Tra le ipotesi, quella di coinvolgere i fondi bilaterali (finanziati con una aliquota dello 0,30-0,45% del costo del lavoro lordo) per sostenere parte dei nuovi anticipi. Ad aumentare i costi il prossimo anno ci saranno inoltre sicuramente l'aumento delle invalidità civili totali, poiché la Corte costituzionale ne ha chiesto l'aumento rispetto ai 285,66 euro al mese.
Per finire, entro ottobre è atteso il pronunciamento della Consulta sul taglio alle pensioni d’oro, voluto dal governo Conte 1. Riguarda 24mila pensionati con assegno superiore a 100mila euro lordi l’anno ed è scattato dal giugno 2019. Il taglio porterebbe nelle casse dello Stato in cinque anni 415 milioni di risparmi, ma se vincessero i ricorrenti quei risparmi non ci sarebbero più.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)