La bozza della Legge di Bilancio, in merito alla stretta sulla cosiddetta Opzione donna, prevede l’andata in pensione con 35 anni di contributi e 60 anagrafici (non più 59) potranno andare solo le lavoratrici in possesso di uno dei requisiti: se invalide, caregiver o licenziate. Si calcola che l'anticipo pensionistico interesserà così appena 3mila lavoratrici in un anno. Pare che sia prevista anche una riduzione di un anno per ciascun figlio, fino a un massimo di due.
In attesa del testo definitivo in arrivo alla Camera, la relazione illustrativa fa riferimento innanzitutto alle lavoratrici caregiver, che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104/1992, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.
Allo stesso anticipo pensionistico potranno accedere le lavoratrici che hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, superiore o uguale al 74 % e le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.
Si calcola che l'applicazione di questi requisiti ridurrà molto la platea delle donne che potranno accedere al pensionamento anticipato: in una tabella contenuta nella relazione, vengono riportati alcuni numeri. Tra il 2023 e il 2029, si stimano 3mila uscite l'anno. Solo per il 2023, l'anno durante il quale usciranno le persone che hanno maturato i requisiti al 31 dicembre 2022, le lavoratrici coinvolte saranno 2.900.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)