La speranza di vita alla nascita lo scorso anno è salita di un mese sia per le donne che per gli uomini; lo rivela l'Istat negli indicatori demografici diffusi l'11 febbraio.
Dagli stessi dati emerge che tale avanzamento si azzera se si guarda agli anziani; infatti, l'aspettativa di vita a 65 anni nel 2019 non è salita. Per gli uomini è 19,3 anni e per le donne 22,5.
Tale dato riveste una importanza particolare perché, nel 2021, servirà ad aggiornare i parametri per il calcolo dell'età pensionabile. La formula per l'adeguamento è complessa e prevede che il ritocco, non superiore a tre mesi, sia fatto in base a una media biennale da rapportare all'anno precedente. L'ultimo aggiornamento c'è stato a fine 2019 e ha stabilito che il requisito per la vecchiaia resta fermo a 67 anni fino al 2021. Varcata quella soglia d'età, quindi, il tempo che rimane è lo stesso del 2018 e le tabelle pubblicate dall'Istat segnano una crescita nulla.
Il dato sembra in contrasto con quello sulla speranza di vita alla nascita che, come già accennato, sale di un mese e arriva a 81 anni per i maschi e 85,3 per le femmine. Gli statistici sostengono che ciò dipende proprio dall'invecchiamento della popolazione che, nelle fasce più alte di età, fa aumentare il numero dei decessi. Non a caso, in anni recenti, si nota un picco di morti fra gli strati più anziani della popolazione. Lo scorso anno ci si è avvicinati al record del 2017.
Per chi decide di andare in pensione in anticipo, da questo punto di vista, non cambierà nulla anche perché, sul fronte contributi, è stato tutto congelato fino al 2026. Eventuali novità potranno essere decise al tavolo al ministero del Lavoro attualmente in corso che il Governo prevede di chiudere prima dell'estate, in tempi utili per l'eventuale inserimento di modifiche nella legge di Bilancio 2021.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)