Il problema del pensionamento è oggetto di studi da parte del governo. Quota 41 secca nel mix retributivo-contributivo sembra ormai inaccessibile. Dal confronto tra le parti sociali e l'Osservatorio sul monitoraggio delle spese previdenziali si rilevano alcuni problemi: l'aumento dei pensionati, la rivalutazione degli assegni e il problema della denatalità. Non ci sono proposte per rendere più flessibile in uscita il sistema previdenziale, anche se il contributivo è il tema più diffuso perchè appare più equo nell'ambito intergenerazionale.
Si ipotizza un aumento dei pensionamenti del 17% nel 2040. Quota 41 secca sembra in dubbio, mentre sarà facilitato il pensionamento anticipato di coloro che hanno versato i contributi dal 1996 con 64 anni di età e 20 di contributi e la pensione di vecchiaia a 67 anni. Questi due canali di uscita sono però vincolati ad un assegno minimo con in aggiunta un'eventuale previdenza integrativa.
Si sta studiando anche la possibilità di introdurre un'Ape sociale donna per consentire alle lavoratrici licenziate con 74% di invalidità civile, a quelle che fanno lavori gravosi e che hanno 61-62 anni di età e 30 anni di contributi (28 per le madri con due figli), di ricevere fino alla soglia di vecchiaia un sussidio non superiore ai 1500 euro, svincolato dal ricalcolo contributivo dell'assegno. Il ministro Urso propone alle piccole aziende di impegnare i neopensionati come tutor per i nuovi assunti.
(Sintesi redatta da: Ciannarella Maria Pia)