Il prof. Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Demografia all’Università Bicocca di Milano, ha appena rielaborato i dati provvisori Istat sui primi 9 mesi del 2015. Lo scenario che emerge è quello di un invecchiamento inarrestabile. Nel giro di una generazione il rapporto tra la gli attivi (20-65 anni) e i pensionati raddoppierà. La percentuale di pensionati rispetto ai lavoratori passerà dal 37% di oggi al 65% nel 2040. In pratica un raddoppio del carico previdenziale. I 16 milioni di pensionati di oggi diventeranno circa 20 milioni in meno di 25 anni. Le nascite si dovrebbero confermare nel 2015 sotto la soglia dei 500.000 nati mentre i decessi stanno evidenziando una brusca impennata (+660.000). Ne consegue che il saldo naturale fra nascite e morti dovrebbe essere, nel 2015, di circa 170-180.000 unità; quasi il doppio rispetto al 2014 (-96.000) da inserire nel curriculum di una popolazione che va rivelandosi sempre meno vitale. Se a ciò si aggiunge un saldo migratorio positivo di 20.000-30.000 unità dovremmo avere nel 2015 un calo della popolazione residente di circa 150.000 unità. Bisogna risalire al triennio 1916-1918 (dopo la Grande Guerra cui si sommarono gli effetti non meno letali dell’epidemia “spagnola”) per registrare un calo di dimensioni comparabili nella dinamica della popolazione residente.
(Sintesi redatta da: Antonella Carrino)