Oggi le persone con più di 65 anni non autosufficienti per disabilità fisiche o mentali che non ne permettono una vita autonoma sono 2,9 milioni, dei quali 1 milione si stima sia assistito a casa propria. Secondo le previsioni più attendibili, complice l’invecchiamento della popolazione, entro il 2030 il numero degli anziani non autosufficienti arriverà a sfiorare i 5 milioni. Uno scenario che, per essere affrontato, richiede di impostare nuovi modelli di intervento e varare misure concrete con cui affrontare quello che si prospetta come il problema sociale di questo secolo.
Secondo i dati del III Rapporto annuale Domina sul lavoro domestico spesa delle famiglie italiane per l’assistenza in casa degli anziani è stata pari nel 2020 a 8 miliardi di euro, di cui 3,9 miliardi per le 437.663 badanti regolarmente iscritte all’Inps e 4,1 miliardi per le oltre 580mila badanti irregolari (in questo caso il calcolo è ovviamente sulla sola retribuzione 'in nero' senza versamento di contributi). L’Associazione delle famiglie datori di lavoro domestico ha quindi analizzato la spesa pubblica per l’assistenza a lungo termine, così come risulta dall’ultimo rapporto disponibile della Ragioneria di Stato (dati relativi al 2019). Complessivamente si tratta di 31,3 miliardi di euro, pari all’1,75% del Pil, di cui 23,3 miliardi hanno riguardato persone con oltre 65 anni.
Questo totale comprende tre grandi voci: le indennità di accompagnamento (attualmente 522 euro al mese che vengono versati ai non autosufficienti e invalidi al 100% se non ricoverati) per 14,1 miliardi; la spesa sanitaria per 12,4 miliardi e le prestazioni assistenziali, gestite prevalentemente dagli enti locali, per 4,8 miliardi di euro. Calcolando che la media pro-capite di spesa dello Stato per il ricovero di un anziano è di 22mila euro annui, il trasferimento in una struttura pubblica del milione di anziani non autosufficienti oggi assistiti a casa, comporterebbe un aggravio di spesa per lo Stato di 22,4 miliardi. Pur sottraendo a questa cifra 10,7 miliardi di trasferimenti oggi pagati sotto forma di indennità di accompagnamento (che non sarebbe più dovuta in caso di ricovero), resterebbero comunque 11,6 miliardi – lo 0,7% del Pil – come aggravio teorico di spesa pubblica.
In sostanza, gli 8 miliardi di euro che le famiglie italiane si accollano come spesa per assistere i propri anziani a domicilio (con rapporti di lavoro regolari e no) fa risparmiare ben 11 miliardi di euro l’anno allo Stato. «Ciò di cui avremmo bisogno allora è una politica che supporti le famiglie nel loro compito di assistenza e al tempo stesso agevoli la regolarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori oggi in nero.
Un campo d’intervento che potrebbe essere di particolare aiuto alle famiglie è quello dell’integrazione con i servizi forniti dallo Stato attraverso Asl e Comuni. Su questo fronte si sta impegnando il 'Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza' sottoscritto da ben 43 associazioni del mondo sociale, sindacale e sanitario, che propone un piano nazionale di Domiciliarità integrata. L’idea di base è quella di un potenziamento e miglioramento dei due servizi principali di assistenza alle famiglie e agli anziani: l’Adi (Assistenza domiciliare integrata, a carico delle Asl) e il Sad (Servizio di assistenza domiciliare, operato dai Comuni).
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)