Invecchiare non fa impazzire dalla gioia. Ma farlo bene, conservando il più possibile intatte le proprie funzioni cognitive e comportamentali, piace invece a tutti.
Per rallentare un eventuale processo di invecchiamento patologico, è fondamentale intercettarne precocemente i segnali.
Tra questi, come indica uno studio realizzato da un team di ricercatori del laboratorio di Neuropsichiatria della Fondazione Santa Lucia di Roma e pubblicato sul Journal of Personalized Medicine, c’è anche l’ansia e l’apatia. Il cervello che invecchia subisce molti cambiamenti strutturali e funzionali. Uno è il deterioramento della sostanza bianca cerebrale (l’insieme delle fibre che connettono le differenti aree grigie del cervello). Deterioramento che è dovuto al danneggiamento della mielina, la proteina che avvolge le fibre e permette la trasmissione dell’impulso nervoso, e a microlesioni cerebrovascolari.
Ecco, secondo lo studio in questione, l’ansia e la perdita di interesse e di piacere per le cose, l’apatia, sono correlate al danno cerebrovascolare e alla riduzione di volume del centro della memoria, l’ippocampo. "Il nostro lavoro - ha spiegato Gianfranco Spalletta, psichiatra al Santa Lucia e coordinatore della ricerca con Fabrizio Piras - indica che in adulti e anziani neurologicamente sani c’è una relazione tra la comparsa di questi due sintomi neuropsichiatrici e presenza di microlesioni vascolari a carico della sostanza bianca oltre che di atrofia dell’ippocampo. E quindi, che ansia e apatia si possono considerare segni precoci del rischio di sviluppare decadimento cognitivo e demenza”.
Questo significa che se un adulto o anziano si sente ansioso e scarsamente interessato al contesto prima o poi si ammalerà di demenza? “No, ma che, come emerge dalla letteratura internazionale e come noi abbiamo confermato su persone sane, significa che anche ansia e apatia vanno monitorate. In presenza di altri segni, come la perdita di memoria o della capacità di orientamento, questi due sintomi neuropsichiatrici indicano che è il caso di approfondire la situazione con uno specialista. E che è opportuno sottoporsi a uno screening, per prevenire un aggravamento del danno cerebrovascolare e ridurre il rischio di invecchiamento patologico. Così come si fa per altre patologie”, ragiona l’esperto.
(Fonte: tratto dall'articolo)