Dai dati dell’ultimo monitoraggio dell’Osservatorio Inps risulta che tra il 2003 e il 2023 il numero di prestazioni assistenziali liquidate ha «una linea di tendenza mediamente crescente». Nel dossier si sottolinea che anche le percentuali sul totale «hanno una linea crescente» arrivando a valori intorno al 50% dal 2012 al 2019, per poi diminuire nel 2020 al 41% con un successiva impennata al 48,6% nel 2023. L’andamento dell’età media “alla decorrenza” si presenta inversione “saliscendi”. Nel 2003 la “soglia” era a 69 anni per poi lievitare a 70,1 anni nel 2007, scendere a 68,1 anni nel 2017, risalire a 69,5 nel 2019 e nel 2021 e calare ancora 67,9 anni nel 2023.
A livello territoriale, in testa alla classifica delle prestazioni assistenziali compaiono Calabria, Campania e Puglia, rispettivamente, con 124, 116 e 109 trattamenti per mille residenti rispetto la distribuzione per età della popolazione. In fondo alla graduatoria si trovano Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna. Il monitoraggio Inps mette in evidenza che il 72,9% dei titolari di pensioni di invalidità previdenziale di sesso maschile ha un’età inferiore a 70 anni, mentre le pensionate titolari della stessa categoria di pensione hanno nel 37,3% dei casi un’età superiore o uguale a 80 anni.
Questo, afferma l’Inps, «dipende dal fatto che gran parte delle pensioni di invalidità liquidate prima della legge 222/1984 è di sesso femminile (fatto dovuto anche alla maggiore longevità delle donne), mentre, l’invalidità previdenziale liquidata con la normativa vigente è una prestazione a carattere maggiormente maschile»: per gli assegni liquidati nel 2022 il tasso di mascolinità di questi trattamenti è stato del 61,7%. L’ente fa poi notare che anche nell’invalidità civile i titolari di sesso maschile si concentrano nelle prime classi di età: il 53,6% dei beneficiari di queste prestazioni è sotto la soglia dei 60 anni. La percentuale scende al 31,7% per le titolari donne che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate: nel 44,8% dei casi la “soglia” è uguale o superiore a 80 anni.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)