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Pasquinelli Sergio

Per un lavoro privato di cura meno isolato

www.secondowelfare.it, 30-03-2022

Il “Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza” nella sua proposta si occupa anche di assistenti familiari e badanti per tentare di regolarizzare il sistema. Nel nostro Paese, infatti, la maggioranza del mercato privato di cura è sommerso: si tratta di almeno il 60% del totale dei rapporti di lavoro, a fronte di 437.663 posizioni registrate all’Inps. Un importante strumento per far emergere il lavoro non dichiarato consisterebbe in una versione potenziata della Prestazione Universale per la non Autosufficienza: la nuova Indennità di accompagnamento proposta dal “Patto”.

L’introduzione della Prestazione Universale offrirebbe infatti la facoltà di scegliere tra una somma di denaro spendibile senza la necessità di giustificarne l’utilizzo, e un importo potenziato per ricevere servizi professionali acquisibili anche attraverso l’assunzione regolare di un assistente familiare. Questa seconda opportunità favorisce l’occupazione qualificata, come già accade in Germania. Oggi la disciplina fiscale riconosce due tipi di sgravi per chi ricorre a lavoratori domestici regolarmente assunti, che però incidono ancora troppo poco nel mercato privato e informale della cura. Anche in questo caso l’obiettivo è quello del punto precedente: ridurre l’irregolarità attraverso un maggior sostegno alle famiglie che assumono assistenti familiari per la cura di anziani non autosufficienti, rendendo in certa misura “conveniente” il lavoro dichiarato e riducendone i costi, ossia il differenziale economico e di gestione burocratica col mercato irregolare.

Diverse regioni hanno investito sui c.d. “sportelli badanti”. Questi luoghi, recentemente anche piattaforme digitali, diventano efficaci nel ridurre l’isolamento familiare se non si limitano a fare matching ma se si occupano anche di ciò che viene “prima” e “dopo” gli abbinamenti. Se, quindi, non facilitano solo l’incontro tra domanda e offerta ma realizzano ex-ante attività d’informazione (molto carente), consulenza, orientamento, e interventi ex-post di monitoraggio sulla qualità dell’assistenza, di tutoraggio sul lavoro svolto dalle badanti, di presidio sulle cure fornite e di risoluzione dei conflitti secondo precise line guida nazionali.

Infine, va definito un profilo professionale nazionale di “Assistente familiare”, che definisce l’insieme delle competenze proprie di questa figura e il relativo iter formativo, unico su tutto il territorio nazionale. In Italia non esiste un profilo unico sancito a livello nazionale, mentre sono presenti varie normative regionali piuttosto disomogenee tra loro e diversi livelli di inquadramento contrattuale .Occorre andare verso un omogeneo percorso formativo, evitando il rischio di “ingessare” una figura che deve mantenere elementi di flessibilità nel ruolo e nell’aderenza ai bisogni (poco codificati e spesso mutevoli) delle famiglie come datori di lavoro.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Pasquinelli Sergio
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LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2022-03-30
Numero
Fontewww.secondowelfare.it
Approfondimenti Onlinewww.secondowelfare.it/privati/per-un-lavoro-privato-di-cura-meno-isolato/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=percorsi_di_secondo_welfare_newsletter_13_2022&utm_term=2022-04-04
Subtitolo in stampawww.secondowelfare.it, 30-03-2022
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Pasquinelli Sergio
Attori
Parole chiave: Assistente familiare, badante Welfare