Il welfare italiano che emerge dalla pandemia presenta alcune criticità: dalle difficoltà a gestire i Centri diurni, agli interventi domiciliari, alle attività di assistenza sociale, alla tutela delle persone nelle Rsa. A ciò si sommano la disparità dei modelli di welfare tra le diverse regioni, politiche sociali diseguali, non connesse tra generi, generazioni e territorio, la fragilità dei servizi di cura locali, la scarsa considerazione per la domiciliarità, la precarietà lavorativa. La cultura della legge 328/2000 dunque, pur diffusa nel sociale, non lo è altrettanto nella politica, che continua a considerare i servizi come prestazioni di ultima istanza.
La pandemia in sostanza ha evidenziato limiti e potenzialità di uno stato sociale da potenziare per renderlo più aderente alle esigenze dei cittadini e al trend demografico in atto. In tal senso gli occhi sono puntati sul Recovery Fund e sul PNRR, strumenti necessari per un rinnovamento basato sul concetto di assistenza di comunità, rafforzando il dialogo sociale, promuovendo la cultura della domiciliarità e della prossimità, lavorando sulle reti e sul potenziamento delle sinergie. Bisognerà assumere, in termini impegnativi anche dal punto di vista economico, le dimensioni sociali della cura, in presenza di una popolazione sempre più anziana e fragile, seguendo un approccio multidisciplinare e integrato per quanto riguarda sia le politiche, sia i protagonisti responsabili del cambiamento.
Nei prossimi anni diventerà cruciale la capacità di ripensare le politiche sociali in un’ottica di sistema superando le frammentazioni dei decisori e degli operatori. Occorre infatti garantire la sostenibilità nel tempo dei servizi sociali, socio-assistenziali e socio-sanitari , in presenza di una popolazione sempre più anziana e con una crescente fragilità sociale, sia nelle fasce adulte che in quelle giovanili. In questa chiave va il progetto di adesione del CidiS al Patto di welfare territoriale del Pinerolese (TO).
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)