Al termine di uno studio dell’Università inglese del Middlesex, per il quale sono state analizzate un centinaio di ricerche sugli effetti del gioco, l’autrice, Jacqueline Harding, ha concluso che «Giocare è uno dei metodi migliori per ridurre lo stress durante l’isolamento forzato imposto da Covid-19. Il gioco migliora il benessere mentale e aiuta a sviluppare resilienza, ottimismo, perseveranza; se ci porta a ridere, è come se facessimo “jogging interiore” perché si abbassa la pressione e si rafforza il sistema immunitario grazie alla produzione di endorfine».
Il segreto del gioco starebbe in gran parte nel rapporto che si crea con l’altro, come spiega Antonio Cerasa dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Catanzaro: «Un solitario è un passatempo, una partita a carte è un gioco: quello che più amiamo di un’attività ludica è la possibilità di socializzare».
«Quelli di maggior successo consentono di giocare con molte persone: piace sempre ciò che favorisce la socializzazione», puntualizza Cerasa. «Sui videogiochi peraltro pesano molti pregiudizi: non esistono prove certe che quelli violenti aumentino l’aggressività, né sembrano poter dare dipendenza come accade con il gioco d’azzardo patologico. Alcuni possono allenare la mente, per esempio potenziando la memoria».
C’è perfino il videogioco per gli anziani: Sea Hero Quest, messo a punto da Alzheimer’s Research UK, che ha come obiettivo scovare oggetti nello spazio virtuale e individua chi è a maggior rischio di sviluppare demenza (chi ha i primi segni di un rallentamento cognitivo racimola punteggi più scarsi).
Ma posto che qualsiasi gioco piacevole avrà effetti positivi sul benessere mentale di tutta la famiglia, come sceglierli perché siano una vera ginnastica mentale? «Il punto è la possibilità di trasferire o meno nella vita quotidiana le abilità apprese grazie al gioco», risponde Cerasa.
Molti videogiochi per esempio allenano l’attenzione visiva, cioè rendono abilissimi a eliminare dal campo visivo ciò che distrae, una capacità utile ma non essenziale per la maggior parte di noi; un memory game, invece, potenzia la memoria e quindi ha una conseguenza tangibile su un’abilità fondamentale per tutti.
Il miglior gioco per stimolare la plasticità cerebrale e formare nuove connessioni nervose? Gli scacchi, che per la loro complessità richiedono notevoli capacità di ragionamento, attenzione, pianificazione: «Producono letteralmente abilità cognitiva e modificano il cervello, ampliandone alcune aree», dice Cerasa. «Per lo scacchista le pedine non sono pezzi di legno ma persone, facce: lui non li muove secondo una griglia matematica, ma come esseri umani. Un esempio di come il gioco possa trasformare il cervello e di quanto quest’organo sia plastico, capace di adattare le sue funzioni a un obiettivo del tutto diverso da quello per cui sono nate», conclude il neuropsicologo.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)