Tra il 2010 e il 2020 l’età dei piccoli imprenditori italiani si è alzata, mentre 10 anni gli over 50 fa rappresentavano il 54,8% ora sono saliti al 66,4%.
Dato che si evidenzia anche a causa del fatto che sono diminuite le piccole imprese, tanto gli imprenditori tra i 30 e i 49 anni in 10 anni sono diminuiti di 400 mila unità, mentre quelli tra 50 e 69 sono cresciuti di 195 mila.
I dati arrivano da un'indagine, in collaborazione di Unioncamere-InfoCamere che, sulla base del Registro delle imprese, ha classificato i 3 milioni di ditte individuali secondo quattro classi di età (18-29 anni, 30-49, 50-69 e da 70 in su).
Ormai, questo il risultato, il baricentro dell’impresa italiana sta nella classe tra i 50 e i 69 anni. Nello specifico, gli over 50 nell’agricoltura sono il 72,3% e nella manifattura il 60,3%. Anche nelle costruzioni è salita l'età. Ma il dato più preoccupante è quello che vede la diminuzione, in soli 10 anni, di 45mila giovani imprenditori under30.
Per l’economista Enzo Rullani, studioso dei distretti italiani il problema della mancanza dei giovani è causato da diversi motivi: è più difficile fare l’imprenditore, poi oggi la carta vincente è l'originalità e le professionalità non riescono al star al passo con l'evoluzione della tecnologia. A ciò si deve aggiungere anche il fatto che manca la trasmissione familiare, dove i figli non sembrano voler seguire le orme dei padri.
L'unico settore che presenta una forte componente di under 50 anni è quello che la statistica indica come «altro»: start up del digitale, nuove attività legate all’innovazione, business emergenti come il food delivery.
Innocenzo Cipolletta, economista e a lungo direttore generale di Confindustria, lamenta l'assenza di politiche che promuovano l’imprenditorialità giovanile, che porti ai giovani la possibilità di subentrare ad aziende guidate dagli over70.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)