Da uno studio pubblicato su Neurobiology of Aging dai ricercatori dell'Università del Kent (Regno Unito) e dello Smith College di Northampton (Usa), è emerso che l'invecchiamento determinerebbe una significativa riduzione della sensibilità alla luce da parte dell’area cerebrale che controlla i ritmi circadiani, nota come nucleo soprachiasmatico (Scn). Gli scienziati hanno esaminato il cervello di due gruppi di topi: il primo era composto da esemplari giovani, mentre il secondo da anziani. Analizzando le alterazioni presenti nel nucleo soprachiasmatico, gli studiosi hanno scoperto che nei roditori anziani un recettore dell'acido glutammico chiamato N-Methyl-D-aspartate (Nmda), utilizzato per trasmettere le informazioni relative alla luce, era meno efficiente nel re-impostare l'orologio circadiano dopo l’esposizione a sorgenti luminose. La scoperta, a loro avviso, potrebbe quindi favorire lo sviluppo di trattamenti volti a migliorare il riposo delle persone di una certa età.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)