Ogni anno in Italia si eseguono più di 500 mila interventi di cataratta, per la maggioranza su persone con più di 70 anni. Ora si opera spesso anche prima, quando l’opacizzazione del cristallino è appena iniziata o non ha ancora avuto luogo, perché, come spiega Aldo Caporossi, direttore dell’Istituto di Clinica Oculistica dell’Università Cattolica, Policlinico Gemelli di Roma: «Di norma si opera quando le difficoltà visive causate dalla cataratta sono tali da interferire con le attività e le esigenze del paziente. I sessantenni di oggi hanno una vita molto più dinamica rispetto ai loro predecessori e questo ci porta spesso a operare prima rispetto al passato, anche perché grazie ai progressi tecnologici il grado di sicurezza è aumentato. Negli ultimi anni, inoltre, sono sempre più numerosi anche i cinquantenni che vogliono operarsi, ancora prima che la cataratta si sia manifestata. Di solito di tratta di persone presbiti e con altri difetti visivi che vogliono liberarsi degli occhiali. Anche in questi casi si può prendere in considerazione l’operazione, ma senza anticipare troppo, pena il rischio di maggiori complicanze, a partire dal distacco di retina. Guai, però, anche a rimandare troppo l’intervento, perché possono aumentare i rischi operatori legati alla maggiore resistenza del cristallino». La cataratta è, nella maggior parte dei casi, il risultato del normale processo di invecchiamento che comporta l’indurimento del cristallino e la sua opacizzazione. Provoca una riduzione dell’acuità visiva, con una minore percezione dei colori e offuscamento della visione, ma anche visione doppia, ipersensibilità alla luce e abbagliamento. Può inoltre capitare che con la progressiva opacizzazione del cristallino chi è presbite inizi a vedere meglio da vicino per una progressiva miopizzazione dell’occhio, dovuta all’indurimento del cristallino. Quando la cataratta è avanzata, la pupilla, che di norma appare nera, può divenire grigiastra. La tecnica standard dell’intervento, garantita dal Sistema sanitario nazionale, è la facoemulsificazione: dopo aver inciso l’occhio e creato un’apertura circolare sulla capsula anteriore del cristallino (la sottile membrana che lo riveste), viene inserita una piccola sonda a ultrasuoni che lo frammenta. Subito dopo lo si aspira e si inserisce al suo posto una lente artificiale.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)