L’Italia è un paese che invecchia, che fa sempre meno figli e li fa sempre più tardi. Al primo gennaio 2017 le persone residenti nel Paese erano 60 milioni e 579 mila, circa 86 mila in meno rispetto al 2015. Ce lo dice l’Istat nel rapporto “Indicatori demografici” pubblicato il 6 marzo. I due trend rilevanti sono l’invecchiamento della popolazione residente e il calo delle nascite. Nel 2016 l'età media è di 44,9 anni, due decimi in più che nel 2015, e due anni esatti in più rispetto al 2007. Le persone con più di 65 anni sono attualmente 13,5 milioni, ovvero il 22,3% della popolazione totale; quelle over 80 anni sono invece 4,1 milioni, il 6,8% del totale; gli ultranovantenni sono 727 mila, l’1,2% del totale. Un dato che non dovrebbe stupire considerando l’aumento costante dell’aspettativa di vita che, per gli uomini, è di 80,6 anni ( +0,5 sul 2015) e, per le donne, 85,1 anni (+0,5 sul 2015). Altro fattore importante è il calo della natalità. In questo contesto la piramide della popolazione sta assumendo sempre più una forma romboidale, a causa sia della riduzione delle nascite sia della numerosità delle coorti del cosiddetto “baby boom”, ovvero degli individui nati intorno alla metà degli anni ’60, che continuano a rappresentare la parte quantitativamente più consistente della popolazione. Questa tendenza riguarda tutta l’ Europa e comporterà sempre di più una pressione sui sistemi di protezione sociale (come il sistema pensionistico e il sistema sanitario) dovuta da una parte a un incremento della popolazione anziana e dall’ altra a una diminuzione della popolazione attiva su cui ricadranno oneri sempre maggiori.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)