La malattia di Parkinson fu descritta la prima volta 2 secoli fa, e nonostante non ci sia ancora una cura definitiva, ci sono tante buone notizie. Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson Pini-CTO di Milano, spiega come la malattia sia dovuta alla degenerazione dei neuroni dopaminergici che svolgono un ruolo molto importante nella regolazione dei movimenti, attraverso un neurotrasmettitore, la dopamina. La patologia non è mortale ma dal quindicesimo anno in poi può ridurre la qualità di vita del malato. Le cause sono sconosciute, ma dovrebbero essere genetiche e ambientali. I suoi sintomi sono la difficoltà e la lentezza nei movimenti, la rigidità muscolare e il tremore a riposo che inizialmente riguardano solo un lato del corpo ma poi passano anche all’altro. Tra i sintomi tardivi, che compaiono dopo quindici anni, l’andatura strisciante, la facilità di caduta e i movimenti involontari. I farmaci per contrastarli sono a base di levodopa, a cui si associano i dopamino agonisti, all’inizio, e successivamente gli inibitori della degradazione della levodopa.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)